L'ora che ci mette in uscita

L'ultimo contributo di don Ciro Biondi per il mensile diocesano "inDialogo"

Risuoni ancora una volta il canto di vittoria: Cristo è risorto!

La proclamazione della Risurrezione di Gesù di Nazareth deve raggiunge ogni cuore per riempirlo di vita gioiosa di cui esso è assetato da sempre. Questa pienezza di vita nuova deve sospinge i credenti del Risorto alla missione, ad annunciare a tutti la gioia del Vangelo. Questo messaggio deve svelare il mistero, celato per secoli, della redenzione dell’umanità: in Cristo siamo salvati, in lui si concentrano i nostri destini, i nostri drammi, si spiegano i nostri dolori e si profilano le nostre speranze. In Cristo, finalmente, diveniamo partecipi della natura divina che ci fa figli di Dio nella potenza dello Spirito. Dobbiamo essere testimoni di questa verità. Dobbiamo essere l’urlo di vittoria che si perpetua di anno in anno nella storia, il canto che si diffonde in echi sempre più larghi per raggiungere i margini del silenzio, la voce che ripete la testimonianza irrefrenabile di coloro che per primi lo videro, lo toccarono e intuirono la novità dell’evento trionfante sugli schemi d’ogni naturale esperienza. Dobbiamo essere trasmettitori, da una generazione all’altra, da un popolo all’altro, del messaggio di vita della Risurrezione di Cristo. Dobbiamo diventare la voce della Chiesa, per questo fondata, per questo diffusa nell’umanità, per questo militante, per questo vivente e sperante, per questo pronta a confermare col proprio sangue la parola del suo Signore.

È il messaggio della fede, che, come tromba d’angelo, squilla ancor oggi nel cielo e sulla terra: è risorto, il Cristo è risorto.  Non è un fatto privato la risurrezione del Signore, è un fatto che riguarda tutta l’umanità; da Cristo si estende al mondo, a tutto il cosmo. Cristo risorto è il nuovo Adamo, che infonde nella fragile, nella mortale circolazione della vita umana naturale un principio vitale nuovo e ineffabile ma reale, un principio di rigenerazione, un germe di immortalità, un rapporto di comunione esistenziale con Lui, Cristo, fino a partecipare con Lui, nel flusso del suo Spirito, alla vita stessa dell’infinito Dio, che in virtù sempre di Cristo, possiamo chiamare liberamente Padre. 

Il discepolo-missionario deve annunciare la Risurrezione come realtà trasformata, divenuta incanto di bellezza per la presenza in essa del Risorto. Deve rendere presente Cristo, Uomo Nuovo, pellegrinante in ogni luogo della Terra: negli ambienti di culto e nei tuguri delle grandi metropoli, nei poderosi raduni di preghiera e nelle distese desertiche, nelle silenziose celle dei monasteri e nelle squallide celle delle prigioni, nelle nostre confortevoli case e nelle miserabili baracche dei diseredati. Deve portare la Risurrezione dove l’essere umano vive e muore. Non ci deve essere posto dove non si possa fare esperienza della novità di Cristo, dove non si possano abbattere gli obbrobri costruiti dall’umanità, frutto di ingiustizie, di sopraffazioni, di violenze, di cattiverie di cui l’egoismo umano è capace.

Per il discepolo missionario il mattino di Pasqua segna l’ora che lo mette in uscita per andare ai sepolcri del mondo per rovesciare la pietra che tenta di imprigiore la gioia.

 

 

 




Questo sito web utilizza i cookie
Questo sito o gli strumenti di terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner acconsenti all'uso dei cookie.
design komunica.it | cms korallo.it.