Francesco Marino,
il vescovo
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Nella grazia di Dio, l'autenticità della nostra vita
«Mi piace accogliere con voi l'invito appassionato che riceviamo dalla Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato, che risuona come una vibrazione di profondo pathos da parte del Signore quando invita a ritornare a lui con tutto il cuore. È la vibrazione della tenerezza di Dio. Tornare al Signore è il senso profondo di questa quaresima. Ma torniamo al Signore nella consapevolezza che il desiderio del ritorno è prima di tutto il suo, è suo il desiderio di abbracciarci, di riceverci nello spazio vitale della sua grazia, del suo amore, di incontrare nel suo cuore paterno i figli che si sono allontanati da lui. Il suo desideri è più grande del nostro, è proprio perchè il desiderio di Dio è grande anche il nostro desiderio si fa forte, e torniamo a sperare. Viviamo questo tempo per un più profondo ritorno al Signore, per una più profonda sensibilità verso di lui, per una più profonda conversione della nostra vita. Anche Paolo (2Cor 5,20 -6,2) ci ha trasmesso questo messaggio, quando dice "vi supplichiamo nel nome di Gesù Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio". Una affermazione grandiosa da un punto di vista teologico e attraverso la quale Paolo descrive il disegno di Dio in modo sorprendente dicendone la sua profondità: "Colui che non aveva conosciuto peccato, - scrive - Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio". Tutta la storia della salvezza è concentrata nel cuore del Padre, che fece del suo figlio incarnato, peccato. Cioè Gesù ha assunto su di sè il peccato del mondo e lo ha portato in un obbedienza fino alla morte consumata nel dolore salvifico della sua croce. Dio lo fece peccato, c'è da smarrirsi! Pensate cosa sia il peccato, l'abisso del male, la lontananza più radicale da Dio, sorgente della vita. Ebbene lui per noi è arrivato fin lì perché noi fossimo giustificati e tornassimo a lui. Paolo descrive il senso del nostro ritorno a Dio, per ciascuno di noi e per l'umanità intera. Ed è bello poter vivere di tutto questo.
Ecco le vibrazioni del cuore di Dio davanti alle quali non possiamo restare inermi. Un suono di cui noi stessi possiamo diventare partecipi per vibrare dell'amore con cui lui ci ama. Tra poco ascolteremo il richiamo del Signore, "convertitevi e credete al Vangelo', e ricorderemo in tutta autenticità cosa noi siamo e chi è Dio per noi. Gesù ci invita al cuore della vita cristiana, alla sua autenticità. E ci indica la preghiera: ma com'è la qualità della nostra preghiera, cosa cerchiamo; e poi l'elemosina, come attenzione al volto degli altri: chi sono per noi gli altri; e poi il digiuno, come rimando all'autenticità verso noi stessi, come possibilità di riscoperta della nostra dignità di figli di Dio. Una riscoperta che viene nella profonda umiltà. E mi piace sottolineare che ritorna per ben tre volte, nel Vangelo (Mt 6,1-6.16-18) di oggi, l'espressione "il Padre ti ricompenserà": una traduzione che potrebbe portarci a pensare di compiere azioni in una prospettiva economica, secondo della logica del 'do ut des'. Ma Gesù ragiona in termini di grazia, di autenticità e intende dire "il padre tuo ti farà grazia". Gesù ci indica che siamo 'graziati', che prendiamo parte dell'amore gratuito di Dio che si è autodonato fino alla croce. Camminiamo così, con questo spirito, quello dei salvati, di quelli che sono stati conformati a Dio. E quindi preghiera, digiuno ed elemosina, ma nella grazia» (dall'omelia per il Mercoledì delle Ceneri)
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