L'Eccidio di Nola e l'attualità dei mali di allora

L’11 settembre del 1943, a seguito dell’uccisione di un soldato tedesco, vennero fucilati dieci militari italiani, di fronte alla caserma del 48° Reggimento. La riflessione di Mariella Vitale

 

a cura di Mariella Vitale

 

L’11 settembre del 1943, a seguito dell’uccisione di un soldato tedesco, a Nola vennero fucilati dieci militari italiani, di fronte alla caserma del 48° Reggimento. Morì anche un giovane di soli 17 anni.

Nel 1943 le sorti della guerra erano segnate. Non a caso già al principio di quell'anno il presidente americano Roosevelt proclama il principio della resa incondizionata. Ormai è chiaro che le forze del patto tripartito non possono più prevalere sugli alleati delle future Nazioni Unite. È solo questione di tempo. Nel precedente conflitto gli esperti comandi tedeschi si erano arresi ben prima che il confronto bellico potesse minacciare il territorio germanico, non appena era apparso evidente che non era più possibile avere la meglio contro le potenze dell'Intesa. Ma, memore della pace punitiva inflitta ai tedeschi al termine della Grande Guerra, Hitler decide che la Germania non deve arrendersi a qualunque costo. Se già questa è una scelta del tutto priva di senso, l'accanimento contro l'Italia è follia nella follia. Dal settembre del ’43 all'aprile del ’45 la violenza scatenata contro l'ex alleata che, zoppicante dall'inizio del conflitto, martoriata dai bombardamenti e coi nemici penetrati già in casa, in Sicilia, arriva fin troppo tardi a trattare la resa coi comandi Angloamericani, è un incredibile spreco di forze, che non obbedisce a un criterio strategico, ma piuttosto al fanatismo e a una smania di vendetta feroce quanto inutile, evidente soprattutto al termine, quando gli ultimi tedeschi abbandonano il nostro paese, e del loro non rimane più niente, occupato e spartito da nemici implacabili, soprattutto i Russi, che saccheggiano, distruggono, stuprano, mentre tanti soldati della Werhmacht giacciono esanimi a Cassino e altrove.

L'eccidio di Nola fu solo il primo atto del male che i tedeschi fecero a noi, ma soprattutto a sé stessi, con lo stesso fanatismo distruttivo, slegato dalla realtà, già mostrato in altri scenari della Seconda guerra mondiale.

Forse la riflessione più urgente da fare è quanto siano attuali i mali che negli anni ’30 e ’40, in un contesto di crisi economica che pareva irreversibile, favorirono l’approccio alla politica come fanatismo, odio, rifiuto della logica e della realtà, e con essa il successo di un partito, quello nazista, che è apparso a lungo vincente ma in realtà portava al disastro. Le scelte strategiche nella politica, come nella guerra, devono essere rigorosamente razionali, fatte sulla base di competenze frutto dell’esperienza, di una visione lucida e della perfetta padronanza dei termini delle situazioni da affrontare, non possono venire influenzate da considerazioni di impulso prive di riscontro reale. Tutto questo purtroppo oggi non appare più scontato, anzi, insieme a tratti di civiltà che parevano acquisiti, irrompe la spinta a mandare nuovamente in soffitta anche e soprattutto la logica e l'approccio ragionato ai problemi complessi, cosa questa che deve preoccupare e far guardare alla storia non solo per coltivare una memoria sentimentalista fine a sé stessa, ma traendone lezioni efficaci per non ripetere, seppur in termini assai diversi, drammi già visti.

Proprio l'importanza l'attualità di 'quei mali' spinge ad una seria e quotidiana riflessione grazie anche al contributo di ricerche quali quelle che hanno portato alla realizzazione del documentario in dvd “L’Eccidio di Nola”,

di Felice Ceparano, con la partecipazione di Paolo Mieli, realizzato a cura della sezione di Nola dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra e dell’associazione Extra Moenia, già a suo tempo presentato presso la Camera dei Deputati e presentato a Nola lo corso 2 dicembre. La proiezione del filmato sul tragico episodio che segnò l’inizio delle stragi naziste in Italia e della lotta di resistenza che porterà alle Quattro Giornate di Napoli, ha visto tra gli altri anche l’intervento di Annette Walter, capo ufficio cultura dell’ambasciata tedesca (che ha finanziato la produzione del dvd), teso a sottolineare l’impegno, da parte della Germania, a coltivare la memoria e la vergogna per i crimini commessi.

 




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