Ancora un saluto

Il ricordo di Raffaele Ambrosino scritto dal direttore della Biblioteca diocesana don Luigi Mucerino


a cura di don Luigi Mucerino
direttore Biblioteca diocesana


Un cono d’ombra ci ha sottratto per un tempo illimitato il volto dell’amico Raffaele. Senza ritorno.

A distanza di giorni la morte in modo spregiudicato insinua che “non è vero”, ricorrendo al meccanismo della simulazione. È troppo tagliente invece la differenza per dubitarne appena: dopo che egli si è spento sentiamo mancarci il suo sguardo parlante, l’atmosfera psicofisica della sua accoglienza, il suo gesto amico. Trema con tristezza dentro di noi il suo ricordo.

È un ricordo personale di tanti che lo hanno visto e si sono intrattenuti con lui, ognuno a modo proprio. È il ricordo della comunità nel suo insieme, perché ognuno di noi appartiene in radice a se stesso e in pari tempo  vive e si alimenta del rapporto con gli altri.

A stento riuscimmo a trattenerci dal gridare nel giorno del suo funereo arrivo nella casa del silenzio eterno, alla maniera del salmista che nella Bibbia grida e si lamenta con Dio invocando di non essere abbandonato a se stesso.

Cammin facendo ci anima la speranza che il grido si attenui e si componga in un colloquio di ricerca e di conforto con noi stessi e soprattutto con il Signore. Ne siamo certi anzi, perché se apparteniamo agli altri , siamo soprattutto di Cristo secondo la luce della fede, perché è Lui che con il Padre ci pensa, cerca e salva; a Lui che si è incarnato e sta con noi siamo uniti e camminiamo per le vie della terra. L’evolvere della vita nelle sue espressioni ha moltiplicato le possibilità specialistiche, ma nessuno riesce a trattare e a rivalersi della morte, tranne il Risorto, stabilendo autonomia e vittoria proprio rispetto alla morte. 

Raffaele ora fa  esperienza della risurrezione  che ogni domenica professava nella Messa e al Redentore rimane unito come il tralcio alla vite. Tornando da Napoli, sua ultima stazione, Raffaele si è portato a scambiare il saluto con i suoi ospiti di Villa Azzurra. Un giorno con iniziativa sociale e intuito sanitario aveva creato un polo di accoglienza nella distesa del mondo rurale, per la vita che declina e che soffre, accostando il respiro umano a quello della natura.

Non poteva egli fare a meno di dare uno sguardo anche alla sua casa e constatare quieto che il camino dell‘amore non mancava di alimentarsi della legna da lui raccolta in misura inesauribile. È la casa che anche a mezzogiorno si vela di penombra per la sua assenza.

La fede che ha succhiato con il latte materno ed è cresciuta in semplicità con il passare degli anni ha saputo trasmettere alle sue tre elette creature che insieme a Carmelina ha promosso all’arte del vivere con la sua tensione operosa. Raffaele, grazie! Le nostre mani ancora ti salutano, si alzano per pregare il Signore che ti accolga con gesto di Padre misericordioso.




Questo sito web utilizza i cookie
Questo sito o gli strumenti di terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner acconsenti all'uso dei cookie.
design komunica.it | cms korallo.it.