Un vero e proprio inno alla gioia

Si chiude oggi la prima parte della cinquatesima edizione del Giffoni Film Festival: tra novità e tradizione

Diceva Alfred Hitchcock che il cinema è il 'come', non il 'cosa'. Così gli organizzatori del Giffoni Film Festival si sono chiesti come organizzarsi per non spegnere la speranza di tantissimi ragazzi e la luce che regala il cinema. «Un vero e proprio inno alla gioia», ha definito così il programma della kermesse del 2020 il fondatore e direttore del Festival, Claudio Gubitosi.

Nella suggestiva cornice del Parco Archeologico di Elea-Velia (Ascea), dove Parmenide e Zenone fondarono la prima scuola del pensiero, alza il sipario il Giffoni Film Festival. Non aver annullato l’edizione numero cinquanta del Giffoni può essere stato un paradosso appunto zenoniano ma la visione di questo festival ha messo dietro sia la tartaruga sia AchilleL'emergenza sanitaria ha imposto una riformulazione del festival e così il Giffoni50 si fa in quattro con momenti diversi, modulati in base al target di età dei jurors, ai quali, ancora di più, sarà garantito il massimo della sicurezza. La prima tranche a Giffoni Valle Piana si chiude oggi, la seconda si svolgerà dal 25 al 29 agosto, la terza tra settembre e novembre e la quarta dal 26 al 30 dicembre.

Un percorso iniziato con un’idea rivoluzionaria nel 1971 nell’entroterra salernitano. Il tema scelto per questa edizione è la Terra, il simbolo che chiude la trilogia degli elementi avviata tre anni fa con Acqua e proseguita lo scorso anno con Aria. Nell’immagine campeggia la Beatrice dantesca portatrice della Terra che intende rimettere al centro dei pensieri dei saggi proprio il mondo e la natura con l’umanità al servizio della Terra mai così necessaria in questo periodo storico particolare: una rivisitazione della Scuola di Atene di Raffaello Sanzio realizzata dall’artista salernitana Federica D’Ambrosio.

Se i primi trent’anni sono stati costruiti sull’idea di portare il Mondo a Giffoni, la seconda fase, con l’inizio del nuovo millennio, ha un procedimento inverso: portare Giffoni nel Mondo. Tanti progetti si aprono all’orizzonte con un passo spedito verso una nuova era che, con la trilogia Giffoni 2018-2020, condurrà ad innovazione, produzione, sviluppo del territorio in un rapporto costante con tutte le strutture scolastiche italiane. Una bella storia italiana di periferia che ha saputo creare dal nulla una realtà amata e conosciuta ovunque.

Dunque pronti, partenza, via: Mezzanotte, il cortometraggio prodotto e realizzato dall'istituto tecnico industriale Galileo Ferraris di Napoli, assieme agli studenti, ha inaugurato martedì 18 agosto il cinquantennale del Festival come evento speciale. Il breve lavoro cinematografico è la storia toccante di due giovani di Scampia, lui pronto ad emigrare in Germania, lei conosciuta in un appartamento nel quale si praticavano aborti clandestini, che trasformano una notte qualunque in un evento indimenticabile.

Bryan Cranston

Più di venti i film presentati in questa prima parte. Da menzionare, l’anteprima Disney+, L’unico e insuperabile Ivan che debutterà in Italia l’11 settembre in esclusiva sulla piattaforma streaming Disney. In collegamento da Londra la regista Thea Sharrock. E da Los Angeles uno degli interpreti, Bryan Cranston. Basato sul pluripremiato libro di Katherine Applegate, il film racconta la storia di Ivan, un gorilla molto speciale che apprende che la vita non è definita dal luogo e dalle circostanze, ma dal potere dell’amicizia e dal coraggio di far sì che avvenga il cambiamento. Una storia indimenticabile sulla bellezza dell’amicizia, sul potere dell’immaginazione e sul significato del luogo chiamato casa. «Giffoni – ha esordito la regista Sharrock – è un festival unico e speciale. Sono onorata di farne parte». Poi un passaggio sul film: «Non ha pretese di dare tutte le risposte – ha spiegato – ma vogliamo chiederci come noi umani ci comportiamo con gli animali. In particolare, durante la pandemia, vedere questo film aiuta anche a capire che alla base di tutto ci sono il rispetto e la gentilezza. Se pensi agli altri prima che a te, ad esempio indossando una mascherina, allora puoi capire tante cose». Con un 'buongiorno' in perfetto italiano in collegamento, Bryan Crasnton ha salutato il pubblico di Giffoni: «Abbiamo girato il film due anni fa – ha dichiarato – C’è voluto un anno e mezzo di postproduzione per gli effetti speciali. Questo periodo ci ha permesso di chiederci se sia giusto ingabbiare gli animali dello zoo o non sia arrivato il tempo di chiudere queste strutture. Non sta a noi dirlo, ma stimolare il confronto è comunque positivo».

Matilde Gioli

Mentre il primo ospite in presenza è stato nel pomeriggio del 19 agosto l’attrice Matilde Gioli che ai ragazzi in veste di giurati esprime la sua gioia: «Sono emozionata. Verrei tutti gli anni al Giffoni». Nata a Milano, classe 1989, da padre pugliese e madre toscana, si diploma al Liceo classico Cesare Beccaria e si laurea in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Diventa famosa per la sua parte nel film Il capitale umano, diretto da Paolo Virzì, grazie al quale, nonostante fosse al suo esordio cinematografico, vince numerosi premi, tra cui il Guglielmo Biraghi durante i Nastri d'argento 2014 e il Premio Alida Valli durante il Bari International Film Festival. Viene candidata anche per il Ciak d'oro come miglior attrice non protagonista. Alessandra - una jurors - chiede come è stato tornare sul set dopo il periodo di lockdown: «Non sono potuta tornare a Milano perché stavo girando la serie TV Doc – Nelle tue mani a Roma. È stato un periodo di riflessione. Tornare è stato strano per seguire tutte le direttive e precauzioni anti Covid». La chiacchierata continua con entusiasmo. C'è anche una domanda su Il Capitale Umano di Virzì dove tra l’altro Gioli ha esordito al cinema. Da Roma, in collegamento, i ragazzi chiedono quale possa essere il capitale umano oggi dei giovani. «Non si può dare una definizione - risponde Gioli - il capitale umano non può essere quantificabile per ciò che ognuno vive». Matilde Gioli ha studiato filosofia ma ha confidato che voleva fare medicina rivelando di non aver superato i test. Ma il suo personaggio nella serie Doc, tratta da una storia vera ed ambientata in un ospedale, le ha permesso di mettere il camice in un periodo sanitario in emergenza. Essere una donna non è sempre cosa semplice e la Gioli sottolinea come il cinema sia un mondo ancora fortemente maschile: «Che ci sia del maschilismo è evidente, viviamo contesti dove ancora la donna viene penalizzata e sminuita – ha sottolineato - La donna rimane sempre un po’ relegata ad essere la figlia di qualcuno, la fidanzata di qualche altro: bisognerebbe partire dalle sceneggiature, qualcuno dovrebbe cominciare ad appassionarsi alle storie delle donne. Siamo noi le vere protagoniste di questo cambiamento. Dobbiamo ribellarci e non subire le scelte e le decisioni altrui per il puro gusto di apparire». Messaggi preziosi questi che l'attrice lascia nelle mani dei giffoners: «La cultura purtroppo non tira,  - conclude - l’ideale sarebbe che noi giovani mettessimo tutta la grinta per dimostrare che non è così, che la cultura è necessaria». 

Tanti gli ospiti di casa nostra ed internazionali, sia in collegamento sia in presenza, che hanno accettato di partecipare a questa edizione del Giffoni, così come tante le proiezioni e anteprime cinematografiche. Presente anche la stampa che, almeno per questa prima parte, è stata costretta a seguire in streaming i diversi momenti in programma.

Giovedì 20 agosto è toccato a un altro ospite internazionale collegarsi da casa sua, oltre oceano: Richard Gere. A quaranta anni quasi dall’uscita in Italia di American Gigolò (era il 30 agosto 1980), l’attore hollywoodiano ha aperto il suo collegamento con un messaggio importante: «Sono contento di vedere tanti di voi con le mascherine. In questa pandemia ho perso due persone a cui tenevo tanto. Per favore siate attenti, è una faccenda molto seria». Durante l'incontro durato circa 40 minuti, l'attore ha raccontato del particolare legame che ha con il Festival: «Giffoni ha un posto molto importante nel mio cuore. Sono venuto sei anni fa con mio figlio che allora aveva 14 anni. Era due anni dopo il mio divorzio, e ho incontrato la mia moglie attuale (Alejandra Silva), con cui ora abbiamo due bambini. Sarò sempre grato a questo festival. Ho trovato ragazzi di tutto il mondo che comunicavano, con grande apertura mentale. Vi chiedo una sola cosa, reinvitatemi». All’appello ovviamente ha risposto prontamente  e confermando un nuovo invito, il direttore Claudio Gubitosi.

Dopo Richard Gere è stata la volta di Sylvester Stallone. Il divo hollywoodiano è stato ospite con un collegamento streaming, nel tardo pomeriggio di venerdì 21 agosto, rispondendo alle domande dei ragazzi presenti. Ha parlato del suo nuovo progetto, il film Samaritan. «È un'idea fantastica - ha detto - interpreto un vecchio supereroe che non vuole più esserlo, e si parla anche del suo rapporto con un bambino». Stallone si è concesso in un incontro di 15 minuti alle domande dei giffoners collegati da vari Paesi, come Gran Bretagna, Svizzera e Polonia. L'incontro  si è concluso con un mega selfie via schermo con i ragazzi in sala nel quale fa da cameo uno degli Oscar vinti da "Rocky", quello del 1977. 

In questa prima parte non solo anteprime ed ospitate ma anche consegne del Premio Giffoni 50 a personaggi che sono da esempio per i giovani e non solo: a Erri De Luca, scrittore, poeta, giornalista e traduttore, che ha voluto dedicare il premio alla famiglia di Giulio Regeni, il dottorando italiano dell'Università di Cambridge rapito il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahir, e ritrovato senza vita il 3 febbraio nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. «Qui nasce il germe di un'umanità migliore – ha detto De Luca ai ragazzi – Non perdete il vostro entusiasmo. Sarete voi a cambiare in meglio il mondo»; alla senatrice a vita Liliana Segre  che ha inviato un messaggio ai partecipanti: «Giunga ai ragazzi e alle ragazze che saranno coinvolti nell’edizione di quest’anno del Giffoni Film Festival un abbraccio e l’auspicio di crescere felici e consapevoli in un mondo che davvero sia sempre più bello e più giusto».

La locandina




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