Nuovo vocabolo scout: reinventarsi

Così gli scout della parrocchia Maria SS della Stella di Nola hanno vissuto la loro estate al tempo del Covid


a cura di Vincenzo Fabbricatore


Settembre è il mese del 'ricominciare'. Ma il Covid ha reso la ripartenza - dopo l'estate - diversa. Anche per il gruppo Scout della parrocchia Maria SS. della Stella di Nola, il cui cammino però, come racconta Giacomo, ingegnere e capo del gruppo 16-21 anni - chiamato Clan - è andato sempre avanti: «Non ci siamo mai fermati. Durante la quarantena abbiamo usato i social, cosa che solitamente evitiamo perché la cosa principale è educare i partecipanti alla natura. Tirando le somme non abbiamo perso nessun ragazzo».

Le difficoltà non sono mancante, in particolare con il gruppo 8-12. Nel mese di marzo non c’è stata grande possibilità di collegamento, anche perché molti ragazzi non hanno ancora un cellulare; eppure, anche se di meno, i capi scout hanno fatto sentire la loro presenza. Altrettanti ostacoli ci sono stati nei pochi incontri fatti a giugno: «Senza dubbio – ha spiegato Giulia, maestra e capo sezione Lupetti - è stato difficile, soprattutto all’inizio, far capire ai ragazzi che andavano mantenute le distanze. Noi lo abbiamo fatto attraverso i giochi e infine, anche se molto piccoli, tutti si sono rivelati molto collaborativi».

E in più, tenendo d’occhio i vari decreti, chiedendo ospitalità e rispettando regole di ogni tipo, il Clan ha anche vissuto otto giorni di campeggio estivo. Il gruppo, in alternativa al prestabilito viaggio in Lombardia, è partito da Salerno per raggiungere Positano, passando per i monti Lattari. «Ciò che ci rendeva più scettici sul campo era la modalità, poiché la tradizione andava necessariamente a perdersi: il falò, il contatto con la natura, l’estraniarsi dalla città, raccogliere la legna». Ma le tradizioni scout si sono adattate alla pandemia. Così come è avvenuto anche per le squadriglia dei 12-16 e per i lupetti. Ogni partecipante disponeva di un proprio spazio rettangolare, un metro distante dagli altri rettangoli: era la sua area di movimento; i giochi sono stati studiati in modo da tenere le distanze, infatti si è fatto tanto uso dell’hula-hoop, che è riuscito a garantire il metro; non c’era chi solitamente si occupa della cambusiera, dato che i pasti venivano preparati all’esterno e importati.

Piccole rinunce al solito svolgimento che però hanno permesso finalmente l’incontro dal vivo: i social e le app di messaggistica non possono dare veridicità al rapporto educativo che richiede il guardarsi negli occhi. Vari sono i motti tradizionali dello scoutismo ma quest’anno i ragazzi ne hanno imparato uno più o meno nuovo: reinventarsi. È stata un’esperienza tutta nuova: «Era molto lontana dal nostro modo di essere, - ha spiegato Alessandra, studentessa ventiduenne e capo della sezione 12-16 anni- però ha rafforzato altri punti di vista sull’educazione dei ragazzi: dobbiamo guardare ciò che abbiamo guadagnato piuttosto che dar conto a ciò che abbiamo perso». Guadagno è stato anche il bagaglio di conoscenze acquisite dai capi che hanno seguito corsi Online di Protezione Civile, al fine di poter tenere un campo in totale sicurezza: uno dei corsi è stato frequentato anche da ragazzi dai sedici anni in su, questo perché spesso sono anche loro a seguire i più piccoli.

Ora, però, occhi, forze e entusiasmo sono puntati sulla ripartenza vera e propria: quella di settembre\ottobre. Il modus operandi sarà lo stesso di giugno. Grazie anche all’approvazione e al supporto delle famiglie si ripartirà. Ogni incontro settimanale prevede igienizzazione delle mani, misurazione della febbre, sanificazione dei locali e presentazione di moduli che attesteranno l’assenza di contagiati nella famiglia di ogni ragazzo, inoltre, gli under 14 dovranno essere accompagnati da un adulto. Un inizio in responsabilità per vivere questo tempo di pandemia con una certa normalità.






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