Le speranze di uno stagista diventato papà

Storia di Antonio, dopo l'ennesimo stage ora ha firmato un contratto a termine in una scuola: «Ma il 2020 mi ha dato anche tanto, la gioia di un figlio non ha prezzo»

Nel 2020 sono stati cancellati un terzo dei contratti di prova rispetto al 2019, dati che rispecchiano la complessità attuale del mondo del lavoro. inDialogo ha affrontato il tema con l'uscita dello scorso 28 marzo, raccontando anche la storia di Antonio. 

Il 2020 di Antonio è stato sulle montagne russe delle emozioni e delle tensioni, tra speranze e delusioni.

Un anno in cui è diventato padre per la prima volta e al tempo stesso si è trovato a spasso all’improvviso. «Sì, il 2020 mi ha tolto, ma mi ha dato anche tanto. Non posso dire che siano stati 12 mesi da dimenticare, anche perché la gioia di un figlio non ha prezzo».

La sua storia assomiglia a quelli di tanti altri ragazzi over 30 che devono dibattersi nella giungla degli stage e dei contratti a tempo determinato rinnovati di volta in volta. «Beh costiamo di meno in termini di stipendio e inoltre garantiamo indirettamente alle aziende delle agevolazioni fiscali, oltre al fatto che lo stagista è costantemente sulla graticola del rinnovo ed è costretto a dare il 100% a lavoro per farsi apprezzare».

Però, come spesso succede, il rinnovo non diventa mai un contratto a tempo indeterminato: «Era già successo nel 2019: l’azienda mi aveva rinnovato il contratto per 3 volte, il massimo consentito prima di far scattare l’assunzione. Ovviamente questa ipotesi non si è verificata con la motivazione che non potevano permettersi un ulteriore investi mento sulle risorse umane. Insomma, sono andato a casa. A questo punto mi sono trovato di fronte a un bivio: avevo un’offerta per un contratto a tempo determinato e uno per uno stage. Alla fine ho scelto il secondo.

Lo so, significava ricominciare tutto daccapo come l’ultima ruota del carro e non ero più un ragazzino.

Ma questa realtà era più strutturata, più grande e quindi sapevo che avrei avuto qualche chances in più per essere assunto. Inoltre era anche più vicina a casa mia».

Ma i progetti di Antonio si scontrano con la pandemia: «Quando è scattato il lockdown i primi a essere fermati sono stati proprio gli stagisti. E a me è toccato anche informare l’ufficio risorse umane che non ne era a conoscenza. Quindi eccomi sul divano di casa con coperta, ma senza copertura economica, perché mentre lo stato correva a tappare i buchi con i rimborsi, si è completamente dimenticato degli stagisti come me che ad aprile sono rimasti senza stipendio».

Il mese successivo finalmente una schiarita: l’Italia passa alla fase due, Antonio torna a lavoro, il contratto gli viene rinnovato fino a fine anno e nel mentre diventa padre. Tutto è bene quel che finisce bene, ma non è così. A novembre contrae il Covid ed è costretto a stare a casa. Quando torna a lavoro manca una manciata di giorni alla fine dello stage e Antonio non conosce ancora il suo destino: «Ho chiesto di parlare con l’ufficio Risorse Umane che si è preso del tempo. Quando mi ha ricevuto, il copione era il solito. L’azienda aveva subito perdite di fatturato e non poteva permettersi di investire su di me, pur avendomi apprezzato. Una stretta di mano e a casa. Non restava che una cosa da fare: sperare in una chiamata nelle segreterie delle scuole, anche se questo significa va allontanarmi dai miei affetti. É arrivata e ho accettato senza pensarci due volte».

Adesso Antonio non è più uno stagista, ma il suo lavoro è sempre a tempo determinato. A giugno scadrà senza proroga. Antonio guarda il calendario e sospira, mentre la lancetta corre veloce. 




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