Cenzina, vittima di carenze sistemiche

In lungo post su Facebook, don Salvatore Purcaro ricorda Vincenza Cimitile, uccisa la scorsa settimana dal fratello mentalmente instabile

«Nella luce del Signore Risorto, stamattina abbiamo celebrato la Pasqua di Vincenza Cimitile, accoltellata dal fratello, mentalmente instabile, lunedì scorso. Una morte orribile che ha scosso la nostra comunità diventando una pagina di cronaca nera che ha sconvolto l’Italia».

Inizia così il lungo post che sabato scorso, 1 maggio, don Salvatore Purcaro, parroco della Comunità Interparrocchiale di Brusciano, ha pubblicato sul suo profilo Facebook, al termine delle esequie di Vincenza Cimitile, cinquantanovenne, uccisa a coltellate dal fratello con il quale condivideva l'abitazione. Un delitto che ha lasciato sgomenta l'intera cittadina di Brusciano e generato frettolose conclusioni sul possibile movente e non poche polemiche sulla possibilità che quest'ennesimo femminicidio potesse essere evitato.

Don Salvatore Purcaro, che ben conosce la realtà del territorio che pastoralmente guida dal 2012, nel suo lungo post, ha offerto una lettura degli avvenimenti che va ben oltre il sentito dire.

«In Chiesa al cuore di questo giorno, - continua - rappresentato da una ristrettissima e composta assemblea liturgica, contingentata per i protocolli, era presente tutto il nostro amato quartiere della 219. Case popolari, abitate da gente vera e meravigliosa, che negli anni ha sostenuto, come ha potuto e saputo, la nostra cara Cenzina. Sono orgoglioso di essere Parroco e padre di questa gente che sa voler bene per davvero e che ringrazio di cuore per come, anche in questa occasione, ha saputo rispettare il dolore evitando di cedere alla curiosità e rispettando le regole. Cose del genere accadono dovunque - purtroppo - e non hanno assolutamente un’aggravante ambientale come in mala fede si vuol far credere...La cara Cenzina ha vissuto una vita difficile, personale e familiare. Non é stato facile convivere con il fratello Sebastiano, vittima egli stesso delle proprie patologie psichiche...Cosa si poteva evitare? Chi é il colpevole? Domande di circostanza che a nulla servono se non ad attivare ingiusti e fuori luogo scaricabarile; a fomentare odio. Non me la sento, pertanto, di incolpare nessuno, perché solo chi vive dal di dentro i drammi familiari può sapere quanto sia difficile per un familiare che ha un malato psichico in casa, separare l’amore protettivo dalle oggettive difficoltà che pur feriscono. Certo, le mancanze assistenziali in questi casi sono piuttosto strutturali e per questo non parlerei di ritardi o lentezze istituzionali o amministrative, ma della carenza sistemica di residenze a lungo termine, idonee, che non si limitino ad occasionali trattamenti sanitari obbligatori. Dopo tre giorni di TSO, infatti, il problema ritornava sempre sulle spalle di Cenzina, sempre lei a farsi carico di una situazione drammatica...

Ma Cenzina, sebbene nella stanchezza sfiancante, aveva trovato due dimensioni per accarezzare un po’ di pace: la Cappellina dell’Adorazione sulla Nazionale e la Mensa della Caritas nella parrocchia di San Giovanni.

Quando la situazione era insopportabile usciva di casa e si rifugiava nelle chiese che sono sempre aperte di giorno e di notte. Mi chiese di cenare alla mensa e capii che il bisogno era di compagnia. L’abbiamo tenuta con noi, come parrocchia, abbiamo cercato di darle un po’ di respiro; si sfogava del fratello, ma quando si prospettavano eventuali soluzioni che chiedevano un’azione più determinata, lei si chiudeva in quel protettivo amore che trovava giustificazioni e non ammetteva repliche: “Non é lui, é la testa che non funziona”. Sono queste parole che stamattina mi hanno spinto a chiedere ai familiari, al caro figlio, all’altra sorella, il sacrificio più grande: perdonate Sebastiano!

Per come ho conosciuto Cenzina, quella fuga nelle scale del pianerottolo, dove é spirata sanguinante, aveva un duplice scopo: salvarsi, ma anche... salvarlo!

Trovava sempre una giustificazione per rimanere con lui, per non abbandonarlo... Per questo penso che Cenzina lo abbia già perdonato pronunciando con Gesù quelle parole di misericordia: “Padre, perdonalo perché non sa quello che sta facendo”. Ciao, Cenzina! Ti abbraccio in quell’amore che hai sempre cercato e che non sempre sei riuscita a trovare. Il Signore Risorto ci dia quella Luce che tu gli chiedevi quando ti rifugiavi in chiesa e che ora ti avvolge per sempre.

 

 




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