Preti, come poeti nella notte

A margine dell'ordinazione di tre nuovi sacerdoti diocesani, il rettore del Seminario vescovile di Nola, don Francesco Iannone, ha scritto, per inDialogo una riflessione sul senso del sacerdozio nei tempi odierni

«Ti sbagli, sono vicini fisicamente, ma in realtà non li conosci, non conosci il mistero che portano nelle loro vite». Così un amico ha risposto al regista francese Damien Boyer, di confessione evangelica, (che riteneva il tema vecchio e superato) per convincerlo a girare il film Sacerdoce sul sacerdozio cattolico, distribuito in questi giorni in centinaia di sale in una Francia in cui da anni i media parlano dei sacerdoti soprattutto per le rivelazioni agghiaccianti sugli abusi nella Chiesa.

Essere prete oggi


All’indomani delle Ordinazioni presbiterali in diocesi, dopo aver riflettuto e pregato in alcune parrocchie insieme agli ordinandi, la gioia e l’attesa che ho potuto leggere nei volti e nelle parole di tanti mi hanno mostrato la verità di queste parole: i preti sono ancora portatori di un mistero, il loro celibato parla ancora di una vita spesa gratuitamente per amore di Cristo e degli uomini, la loro scelta ancora indica un modo di pensare la vita non a partire semplicemente da sé e dai propri progetti ma a partire da un Altro e dagli altri. È vero: viviamo un tempo disincantato, segnato da un individualismo egoista e da emozioni fragili, dove i rapporti sono liquidi e le scelte precarie, dove la religione, quando ancora sopravvive, è ridotta a sentimento privato o a valori socialmente condivisi.

«Il prete è un po' un poeta»

Parafrasando Heidegger, potremmo chiederci anche noi: E perché i preti nel tempo della povertà, in un tempo deprivato di Dio e del sacro? Eppure di loro abbiamo bisogno anche oggi, come riconosce il Vescovo durante il rito della Ordinazione: e non tanto perché mancano le forze e occorre assicurare il servizio
pastorale, ma perché questi uomini, tesi tra cielo e terra, con la loro esistenza che scommette sull’Invisibile, ci parlano ancora di un Oltre che può fondare le nostre speranze, di un Altro di cui possiamo ancora fidarci, di un Amore che non dipende dal mutare delle situazioni e delle circostanze ma promette di esserci per sempre. La loro presenza, tra la gente e nelle nostre comunità, meno evidente e anche meno riconosciuta di un tempo, forse non è più una risposta a bisogni che non ci sono più, ma è però una domanda su un modo altro e alto di pensare e di vivere. Incontrare un prete, soprattutto giovane, oggi è più raro ma quando capita, se si è disposti ad andare oltre gli stereotipi e i pregiudizi, si potrebbe davvero incrociare un mistero che dà profondità alla vita. In fondo, oggi come non mai, il prete è un po’ un profeta o, se preferite, un poeta che, come direbbe ancora Heidegger, nel tempo della notte del mondo canta il Sacro, cioè parla di un Dio forse dimenticato ma che non smette di covare nelle profondità dei desideri umani, come fuoco sotto la cenere.





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