La cura del cortile per adulti e giovani

L'editoriale di don Nicola De Sena, parroco a Somma Vesuviana, per inDialogo di marzo

Mercoledì 1 marzo. Ero in piazza, quando vidi le volanti dei carabinieri salire a tutta velocità verso Castello. Erano circa le diciassette. La voce già circolava in città: «È stato ritrovato il corpo di una ragazza, forse quella scomparsa da lunedì». Diana aveva deciso di togliersi la vita lanciandosi da un vecchio stabile abbandonato, ai piedi del Santuario della Madonna di Castello, sul monte Somma.

La mia prima reazione è stata quella di chiedermi il perché abbia deciso un gesto estremo. Le prime notizie giungono veloci: a Diana mancava un esame (Latino 2) e il giorno dopo il suo suicidio avrebbe dovuto festeggiare una laurea non ancora terminata.

In quelle ore mi sono molto interrogato, cercavo di capire, di voler entrare in questa dinamica; pensavo ai genitori e alla sorella, dilaniati da un dolore lancinante. Pensavo ai suoi colleghi universitari, a quante difficoltà oggi i giovani vivono nel loro mondo così fragile. La scuola, l’università sono sempre esistite e, da sempre, hanno valutato gli studenti per il loro rendimento, per cui in un certo senso le pressioni addosso ci sono sempre state.

Siamo tutti più fragili, adulti e giovani

Perché oggi ascoltiamo spesso tra i fatti di cronaca i suicidi di ragazzi universitari che nascondono la loro reale situazione accademica? Questa è la domanda che ancora non riesce a trovare una risposta definitiva. Dare una soluzione apre al rischio di additare dei colpevoli, ma in realtà queste tragedie non possono essere semplificate con la caccia al reo. Da parroco di una comunità, da educatore, penso si possa rilevare un sintomo e anche una possibile cura. La fragilità dei giovani cammina di pari passo con la crisi degli adulti. Essi sono punti di riferimento saldi e sicuri con cui le generazioni si sono interfacciate, talvolta anche scontrate, ma che hanno sempre poi ritrovato nei momenti difficili e di crisi. L’adulto è colui che aiuta il giovane perché non si lasci affascinare dai falsi miti del “vincente invincibile” e del “successo senza sacrificio”; l’adulto è colui che racconta ai più giovani i propri fallimenti e aiuta a rialzarli dalle cadute e non li addita come dei perdenti quando incappano in una difficoltà. L’adulto ha la capacità di ascoltare, sul serio.

Una possibile cura alla crisi degli adulti? Il modello del cortile! Ricreare delle micro-comunità educanti, che sappiano essere una famiglia allargata e che aiuti l’adulto ad esserlo sul serio e il giovane a prendere consapevolezza dei propri limiti e delle proprie potenzialità. E perché no? Le comunità parrocchiali possono essere generatrici di esperienze del genere. Non è certamente l’unica soluzione, ma da qualcosa dobbiamo pur ripartire per curare questa società malata.

(pubblicato su inDialogo. Dorso regionale di Avvenire, il 23 marzo 2023)




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