Epifania: una festa di fraterna unità, una festa di pace

Alcuni passaggi dell'omelia del vescovo Francesco Marino, questa mattina in Cattedrale, durante la Messa per la Solennità dell'Epifania del Signore

Questa mattina, presso la Cattedrale di Nola, il vescovo Francesco Marino, ha presieduto la Celebrazione eucaristica per la Solennità dell'Epifania del Signore.

«I Magi non appartenevano al popolo di Israele, depositario delle antiche promesse di salvezza, però erano uomini sapienti, che scrutavano il cielo. Avevano visto una luce nuova – forse una congiunzione astronomica particolare – da essi interpretata come la stella del re della Giudea. Si mettono in cammino, e lungo il cammino continuano a interpretare. E sbagliano anche. Sbagliano anche corte. Ma poi arrivano a Gesù. Attraverso l’interpretazione delle cose visibili, i magi giungono a Dio. Scorgono la luce cosmica ma, possiamo dire, anche la luce interiore della coscienza, della sapienza. I Magi ci dicono che è possibile conoscere Dio, e nell’umanità di Gesù è possibile conoscerlo nell’umanità tutta. Il racconto del Vangelo è un invito a sentire una unità profonda e convergenza con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che sono alla ricerca del bene e della verità, e che sono orientati certamente a Gesù Cristo. Ecco perché la festa di oggi è una festa di comunione, di unità, di pace», ha sottolineato monsignor Marino.

Epifania: una festa di fraterna unità, una festa di pace

«La festa dell’Epifania, della manifestazione del Signore, potrebbe riassumersi in quello che noi, insieme, abbiamo proclamato in forma di preghiera con il salmo 71: “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra”. E il Vangelo che abbiamo ascoltato è la rappresentazione visiva e profetica della realizzazione delle promesse antiche ma è al tempo stesso profezia essa stessa che preannuncia il tempo ultimo che si snoda attraverso i secoli. Tempo di cui noi stessi siamo parte attiva. Siamo chiamati ad essere corresponsabili, mediante la fede, di questo cammino, attraverso il quale i popoli della terra possono raggiungere la salvezza che è nel Signore Gesù. La salvezza che il Vangelo ci prefigura la si può sintetizzare nel dono della pace. San Paolo, nella Lettera agli Efesini, di cui abbiamo ora ascoltato un piccolo brano, ci parla della manifestazione del mistero. Questa parola, per noi, oggi, non è immediatamente comprensibile ed anzi, spesso, ci fa pensare a qualcosa di oscuro. La parola mistero si riferisce invece al disegno, manifestato, di salvezza di Dio per tutti i popoli della terra, chiamati a essere unificati in Cristo nella Chiesa, popolo di Dio che è sacramento di questa unificazione. E questo è un dono di Dio ma anche impegno di tutti gli uomini di buona volontà ma prima di tutto di noi credenti in Gesù Cristo. Le genti, ci dice San Paolo, sono chiamati a condividere la stessa identità perché partecipi della stessa notizia della salvezza», ha detto il vescovo Francesco Marino, durante l'omelia per la Solennità dell'Epifania del Signore.

«Questa parola, ‘salvezza’, significa, allora, innanzitutto unità fraterna nell’amore e, per questo, contiene il grande dono della pace - ha aggiunto il vescovo di Nola -. Pace da contemplare ma da custodire. In Gesù Cristo è la pace, il vangelo grande della pace dal quale ognuno è chiamato a lasciarsi orientare perché trasformi i nostri cuori. I Magi non appartenevano al popolo di Israele, depositario delle antiche promesse di salvezza, però erano uomini sapienti, che scrutavano il cielo. Avevano visto una luce nuova – forse una congiunzione astronomica particolare – da essi interpretata come la stella del re della Giudea. Si mettono in cammino, e lungo il cammino continuano a interpretare. E sbagliano anche. Sbagliano anche corte. Ma poi arrivano poi a Gesù. Attraverso l’interpretazione delle cose visibili, i magi giungono a Dio. Scorgono la luce cosmica ma, possiamo dire, anche la luce interiore della coscienza, della sapienza. I Magi ci dicono che è possibile conoscere Dio, e nell’umanità di Gesù è possibile conoscerlo nell’umanità tutta. Il racconto del Vangelo è un invito a sentire una unità profonda e convergenza con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che sono alla ricerca del bene e della verità, e che sono orientati certamente a Gesù Cristo. Ecco perché la festa di oggi è una festa di comunione, di unità, di pace».







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