Cei, l'introduzione del presidente Zuppi alla 79ª Assemblea generale

Il cardinale, arcivescovo di Bologna, ha aperto il suo intervento con un ringraziamento a papa Francesco per la visita "ad limina" delle chiese italiane. Richiamati anche Cammino sinodale e realtà italiana.

Si è aperta con un ringraziamento a papa Francesco l'introduzione del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, alla 79ª Assemblea generale, in corso in Vaticano fino a giovedì 23 maggio.  

Assemblea generale Cei, il grazie del presidente Zuppi a papa Francesco

Il presidente della Conferenza episcopale italiana ha voluto dire grazie al papa, al termine delle visite ad limina di tutte le diocesi italiane. «Sono state occasioni per ravvivare la nostra comunione e, per lui, di partecipare alla nostra missione. Ci ha ringraziati del nostro affetto e della preghiera per lui. "Nei vari incontri – ci ha confidato – ho avuto modo di toccare con mano le gioie e le sofferenze dei nostri territori. Soprattutto credo che sia giusto e importante parlare dei problemi con realismo, senza negatività, sempre pieni dello Spirito che libera dalla paura e dalla tentazione di fidarsi più di se stessi che della grazia. Bisogna alzare lo sguardo. Gesù invita i discepoli a non stare a discutere con lui di piccole preoccupazioni, pur assillanti. Quando si alzano gli occhi e si vede il grande bisogno di Dio e delle persone, quei problemi che sembravano montagne si riducono, perché niente è impossibile a chi ha fede"», ha detto il cardinale Zuppi.

Richiamando poi il Cammino sinodale, Zuppi ha ricordato le consegne del Papa un anno fa in occasione dell'incontro con i delegati diocesani del Cammino sinodale:  «Ci ha ri-affidato tre consegne: "Continuate a camminare; fate Chiesa insieme; siate una Chiesa aperta". Sono indicazioni che indicano un orizzonte. Anche perché camminare ci fa incrociare da vicino la realtà, a volte confusa, tanto da sembrare impermeabile, distante, solo materialista. Invece è sempre piena di sofferenze, di fragilità, di domande spirituali da riconoscere, di desideri di verità. Nel Cammino sinodale ci siamo sforzati di parlare, certo, ma sempre dopo avere ascoltato le nostre comunità e i tanti compagni di strada, per rispondere alle domande vere, per non parlare sopra, per annunciare la verità che è Cristo.
Le sintesi raccolte dalle Chiese locali sono la testimonianza di una vivacità che si esprime nel cammino, nello stare insieme e nel vivere la comunità in modo aperto. Sono racconti nei quali ha agito lo Spirito Santo segnalando le dimensioni prioritarie per rimettere in moto alcuni processi, per compiere scelte coraggiose, per tornare ad annunciare la profezia del Vangelo, per essere discepoli missionari. «Non abbiate paura di scorgere l’alba nuova: viviamo la Pentecoste!», una rinnovata Pentecoste che può farci rivivere la sobria ebrezza auspicata da Papa Benedetto a 50 anni dal Concilio Vaticano II. Anche oggi siamo inviati per portare il lieto annuncio con gioia! Con questa consapevolezza, ora, vivremo l’ultima tappa dedicata alla profezia. I profeti vivono nel tempo. Così ancora il Santo Padre: «Anche oggi siamo inviati per portare il lieto annuncio con gioia! Con questa consapevolezza, ora, vivremo l’ultima tappa dedicata alla profezia: già questo dà la dimensione dell’impegno. I profeti vivono nel tempo, leggendolo con attenzione. Cerchiamo dunque di tradurre in scelte e decisioni evangeliche quanto raccolto in questi anni. Ad agire è sempre lo Spirito! «È Lui il protagonista del processo sinodale, Lui, non noi! È Lui che apre i singoli e le comunità all’ascolto; è Lui che rende autentico e fecondo il dialogo; è Lui che illumina il discernimento; è Lui che orienta le scelte e le decisioni. È Lui soprattutto che crea l’armonia, la comunione nella Chiesa. Mi piace come lo definisce San Basilio: Lui è l’armonia. Non ci facciamo l’illusione che il Sinodo lo facciamo noi, no. Il Sinodo andrà avanti se noi saremo aperti a Lui che è il protagonista» (Discorso ai partecipanti all’Incontro nazionale dei referenti diocesani del Cammino sinodale italiano, 25 maggio 2023).
L’invito del Papa è molto chiaro: dobbiamo continuare ad accompagnare con paternità e amorevolezza il cammino intrapreso, sentendo la responsabilità delle decisioni che ci attendono. È il nostro compito in particolare nelle due Assemblee sinodali, in programma a novembre e a marzo 2025».

Un Cammino di Chiesa della Pentecoste. «Abbiamo da poco celebrato la Solennità di Pentecoste, che ci ha riportato alle origini della Chiesa. È una provvidenza evidente poter iniziare accompagnati da Maria Madre della Chiesa. La veglia di ieri sera ci ha fatto sentire l’importanza della preghiera come luogo dell’unione con Dio e come punto di partenza delle nostre attività. È quella preghiera che ci ha chiesto il Card. Pizzaballa, collegato dalla tanto martoriata Terra Santa: lo ringraziamo per la sua testimonianza e continuiamo a sostenere lui e la comunità cristiana, che gli è affidata, con la preghiera e con ogni altra forma di aiuto. Il nostro tempo ordinario è innestato nel tempo di Dio, che è tale perché pieno di quell’amore che rende tutto straordinario. Viviamo in una Babele segnata da tanta sofferenza, dalle ombre di guerre che non si fermano e paralizzano nella paura. Ma come si vive in una condizione come questa? [...] Ecco le nostre Chiese ovunque cercano di ricostruire la comunità, nell’accoglienza e nella fraternità intorno al Signore che ne è al centro, garanzia di amore gratuito. «Solo se noi siamo, io sono», ha detto Papa Francesco a Verona. Questa è la regola del “pensarsi insieme”, perché nessuno esiste senza gli altri», ha sottolineato Zuppi, aggiungendo che «Con la sua grazia possiamo ancora compiere i prodigi della prima generazione cristiana nella nostra modestia personale, ma anche nella grandezza e nella forza del suo amore. «Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,4). Le lingue non sono più sconosciute e le parole diventano comprensibili. In altri termini, non c’è più il rischio di dividersi in schieramenti diversi e persino rivali o di fraintendersi. Lo scenario di Babele, in cui le lingue e le persone stesse rimangono estranee tra loro, è lontano se siamo pieni dello Spirito che rende familiari, tesse la comunione tra diversi, getta ponti e consente di superare i muri che dividono. Lo Spirito del Risorto permette di parlare davvero a tutti. Quando la Chiesa si ripiega su se stessa è probabile che non stia facendo agire lo Spirito. Quando invece è ripiena di Spirito sa dire una parola concreta di salvezza alle persone. Tutto questo è impossibile a noi oggi? Certamente saranno necessarie una riflessione puntuale e coraggiosa e scelte adeguate, che difendano le identità delle nostre comunità guardando con speranza e passione il futuro. Lo stiamo già facendo nel Cammino sinodale, consapevoli che dobbiamo essere pieni del suo Spirito Consolatore, Spirito di forza e non di timidezza: una forza evangelica, non supponente, antipatica, che finisce per nascondere la Verità perché la rende distante, come una pietra da tirare. È piuttosto un pane di misericordia da usare, attraente non perché svilita ma perché vera e prossima alla folla e a ciascuna persona, esigente perché chiede amore, capace di generare vita, di renderla nuova come solo l’amore sa fare».

La realtà italiana desta preoccupazione: «Servono azioni solidali e incisive»

Quindi lo sguardo sullo stato di salute dell'Italia: «È sempre più difficile uscire dall’abisso dell’indigenza. Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il “dentro” e il “fuori” dalla condizione di bisogno. Si rafforza inoltre il divario generazionale: i giovani sono sempre più esposti a difficoltà economiche e aumenta il vuoto creato da coloro che tendono ad allontanarsi dalla partecipazione politica e dal volontariato.
Sempre secondo i dati ufficiali dell’ISTAT, nel 2023 il 40,2% dei 16-24enni ha svolto almeno un’attività di partecipazione politica, con una riduzione significativa rispetto al 54,5% del 2003; l’8,0% ha svolto attività di volontariato, con una riduzione significativa rispetto a venti anni prima (era 11,0% nel 2003). Nel nostro Cammino sinodale uno spazio importante viene riservato proprio alla domanda spirituale dei giovani, ma anche a quella degli anziani, che tanto possono aiutare a costruire un futuro per tutti ma che vanno garantiti nella loro fragilità. Si tratta di immettere un seme evangelico nella pasta della nostra società.
A questo proposito, siamo alla vigilia della 50ª edizione delle Settimane Sociali dei cattolici, che vedrà la presenza del Santo Padre e del Presidente della Repubblica. Sarà per noi una occasione preziosa per favorire le dinamiche partecipative in particolare dei giovani, perché si sentano parte di un sogno e di un progetto comune.
È necessario promuovere azioni solidali e definire, con urgenza, soluzioni inclusive e realmente incisive, in grado di rafforzare il senso di comunità e di reciproca cura, affinché nessuno sia tagliato fuori o venga lasciato indietro. Questi problemi aumentano sensibilmente nelle aree interne del Paese, che restano oggetto di tanta preoccupazione della Chiesa. In realtà, se opportunamente aiutate in una visione strategica, possono diventare luoghi di accoglienza per tutti, anche in riferimento all’emigrazione che deve rappresentare un’opportunità oltre che una necessità.
È l’accoglienza che allarga anche il cuore e diventa testimonianza di una rinnovata cultura di pace: in questo senso accoglieremo i minori provenienti dall’Ucraina per un’estate di solidarietà. Sette nostre Chiese locali hanno dato disponibilità, insieme alle aggregazioni laicali, ad ospitare 700 minori.
Abbiamo poi bisogno di una legalità certa ed efficace che combatta gli abusi, garantendo diritti e doveri e che permetta, tra l’altro, anche di rispondere ad una domanda di mano d’opera che diventa in alcuni casi una vera emergenza.
Non vogliamo vivere una cultura del declino, che ci fa stare dentro i nostri recinti, non ci fa essere audaci e ci priva della speranza. Pensiamo anche all’inverno demografico che chiede interventi lungimiranti. Non bisogna chiudersi alla vita», ha detto il presidente della Cei.

La Chiesa è impegnata a guardare «sempre con la compassione di Gesù la realtà umana. Dalla lectio divina sulla Parola di Dio deriva la lectio dei segni dei tempi». ha sottolineato ancora Zuppi, concludendo con un richiamo all'impegno culturale: «Per non perdere vitalità e capacità comunicativa la Chiesa deve fare i conti con la cultura nel suo insieme, prendendo in considerazione tanto le élite intellettuali laiche che la dominante cultura di massa. Senza rapporti con il mondo della cultura, la Chiesa perde anche il contatto con il mondo sociale, oggi molto più estesamente scolarizzato e acculturato di quanto fosse nella prima metà del secolo scorso. Nonostante l’originalità e la determinazione di Papa Francesco, dobbiamo chiederci se non pecchiamo di “timidezza” e di mancanza di “fantasia creativa” in ambito culturale. In altri termini, una Chiesa che non sia militanza e immaginazione culturale soffre di una colpevole, grave mancanza e omissione: non rende vivo e attuale il messaggio cristiano. La Chiesa deve aiutare la discussione critica delle ideologie, dei miti, degli stili di vita, dell’etica e dell’estetica dominanti. Se è vero che la Chiesa ha bisogno di cultura, aggiungerei che è anche la cultura ad avere bisogno del punto di vista cristiano. Sono sicuro che, memori della storia che ha da sempre accompagnato la Chiesa in Italia nel con-venire dei Convegni Ecclesiali, coinvolti da quella compassione di Gesù verso le folle e la loro sofferenza, tradurremo questo vissuto in “comunione, partecipazione e missione” per sperimentare ancora oggi, in questo nostro tempo difficile, i prodigi che lo Spirito compiva nella prima generazione».





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