di Antonietta Paolino
La comunità parrocchiale dei Santi Bartolomeo Apostolo e Giovanni Battista di Tufino ha vissuto la Solennità dell'Esaltazione della Santa Croce in maniera speciale perché questa cadenza liturgica, che si festeggia il 14 settembre, quest'anno ha segnato il decimo anniversario di presbiterato del parroco, don Angelo Schettino.
La riscoperta della croce come simbolo d'amore e non di punizione e dolore è il dono dei due momenti di celebrazione della ricorrenza solenne. Il primo, tenuto l'11 settembre, si è svolto in n piazza Gragnano: la comunità ha partecipato ad un'Adorazione della Croce, guidata dal rettore del Seminario vescovile, monsignor Francesco Iannone. Un toccante momento di preghiera impreziosito dalla testimonianza di fede e vita dei seminaristi Carmine Esposito, Andrea Iovino e Italo Prisco: dai loro racconti è emersa la bellezza di vivere la croce come sostegno, guida per una vita donata.
La Croce aiuto per i preti davanti alla tentazione del potere, del successo, dell'idolatria e della corruzione
Per incarnare nella propria esistenza il messaggio della Croce il prete, ha ricordato poi don Schettino nell'omelia della Santa Messa del 14 settembre, è chiamato a fare attenzione alle tre tentazioni di Gesù nel deserto: «La tentazione del potere (trasformare le pietre in pane): il prete non è chiamato a cambiare le cose e nemmeno ad accettare il "si è sempre fatto così" ma è chiamato ad accompagnare il cambiamento, in modo sinodale, sapendo, come ricordava *apa Francesco, che il tempo è superiore allo spazio; la tentazione del successo (lanciarsi in modo spettacolare dal pinnacolo del tempio): il prete non è chiamato a fare azioni grandiose per avere il consenso e gli applausi degli altri ma ad essere nel silenzio e nel nascondimento strumento di pace e di riconciliazione e ad attivare piuttosto il senso di corresponsabilità nei laici; la tentazione dell'idolatria e della corruzione (inchinarsi davanti al potere di Satana): il prete trova ogni giorno nella preghiera e nell'ascolto della Parola il senso del suo servizio ai fratelli, pur sapendo che il Nemico è sempre all'opera affinché possa dominare il suo cuore, privandolo così della libertà dei figli di Dio».
Alla fine della funzione liturgica, la Comunità ha voluto ringraziare don Angelo Schettino per il suo esserci, in modo cordiale e diretto, per l'impegno nel coivolgere tutti, per la gioia con cui vive il suo ministero.