La Chiesa di Nola si prepara a celebrare la Solennità di San Felice, primo vescovo e martire, patrono della città e della diocesi ritrovandosi il 14 e 15 novembre, presso la Cattedrale per rendere grazie al Signore della testimonianza di fede del santo patrono.
Oggi, venerdì 14 novembre 2025, al termine della Santa Messa delle 17:00, si svolgerà la solenne Processione del busto argenteo del Santo per le vie della città. La comunità si ritroverà poi alla 20:30 per una Veglia di preghiera nella Cripta che custodisce il luogo di sepoltura di san Felice. Domani, 15 novembre 2025, alle 9:00, nella Cripta, si terrà laCelebrazione eucaristica per l'Impretrazione della Santa Manna, segno di benevolenza e protezione del patrono per gli abitanti di Nola e della diocesi. Alle 19:00, il vescovo Francesco Marino presiederà il Solenne Pontificale.
Durante la celebrazione, il seminarista Italo Prisco sarà istituito accolito. Classe1999, Italo Prisco è al VI anno di formazione presso il Pontificio Seminario Campano Interregionale. Originario della parrocchia “San Bartolomeo apostolo e Giovanni Battista” di Tufino, attualmente svolge servizio pastorale presso la parrocchia “San Felice in Pincis” e il Centro San Paolino in Pomigliano d'Arco.
Il messaggio del vescovo Marino: «Sulle orme di san Felice camminiano con speranza, fortezza e nella preghiera»
Si apre con un richiamo alla speranza e alla pace il messaggio che il vescovo di Nola, Francesco Marino, ha voluto rivolgere alla Chiesa nolana in occasine della memoria liturgica del primo vescovo diocesano. Una Festa che cade, quest'anno, nella grazia del Giubileo 2025, ricorda il presule nolano: «Celebrando il nostro patrono, - scrive - vogliamo ravvivare anzitutto i legami di comunione e filiale obbedienza al successore di Pietro che ci conferma nella fede e ci sostiene nell'unità cattolica. Siamo particolarmente grati per il dono di papa Leone XIV, che in questi primi mesi del suo pontificato, intensi e spiritualmente stimolanti, ci incoraggia costantemente a riscoprire una pace “disarmata e disarmante”. Con la sua mitezza e profondità magisteriale avvertiamo un rinnovato clima di serenità e benevolenza, necessario soprattutto in tempi complessi come i nostri che vanno affrontati con acuta lungimiranza e serena progettualità, proprio come lui ci sta insegnando».
E come sperimentato ricorda il vescovo Marino durante il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia terminato con la terza Assemblea sinodale lo scorso 25 ottobre: «Quanto mai attuale si è rivelata in questi giorni l'intuizione magisteriale di papa Francesco che, nella Evangelii Gaudium, affermava: “Il tempo è superiore allo spazio” (cfr. EG 222-225). Con questo principio egli auspicava l'importanza di mettere in moto dei processi che richiedono tempo per svilupparsi, senza pretendere quindi di avere subito e/o di possedere o tenere in mano il risultato che ci si prefigge. Infatti, il tempo parla di un orizzonte aperto verso il futuro, mentre lo spazio richiama un limite che chiude e conclude», spiega il vescovo di Nola, domandandosi e domandando: «Nella prospettiva di attenzione al “tempo” è urgente chiedersi: cosa ci lascia profondamente il cammino del sinodo? Cosa appartiene ormai irreversibilmente alla nostra chiesa? Cosa travalica, addirittura, gli stessi attori sinodali, quasi espropriandoli del possesso stesso del “nostro sinodo” e rendendolo patrimonio da trasmettere in eredità alle future generazioni? Ancora una volta voglio ribadire – come ho già detto nelle Lettere pastorali che vi ho indirizzato in questi anni – che potremo rispondere a queste domande solo se comprenderemo che il Cammino sinodale della Chiesa italiana è stato un avvenimento dello Spirito Santo che, più che delle conclusioni, ci ha lasciato delle aperture; più che dei principi fissisti o delle nuove norme ha donato alla nostra Chiesa una maggiore applicazione del Vaticano II. Ereditiamo, dunque, come già avvenne nel nostro sinodo diocesano un metodo: ascoltare-discernere-interpretare; un criterio: coniugare Vangelo ed esperienza umana; uno stile: la condivisione e la testimonianza sull'esempio del Signore Gesù. E stiamo camminando come Chiesa locale su quest'itinerario. Penso alla costituzione dei Consigli pastorali parrocchiali, proprio come ad uno strumento che ci mantiene in quella sinodalità permanente che abbiamo riscoperto e che nel tempo offre la possibilità di meglio capire “i segni dei tempi” e agire nello Spirito Santo. Si tratta ora di renderli veramente attivi e operativi in tutte le parrocchie. Come non avvertire questa rinnovata consapevolezza del “tempo superiore allo spazio” proprio celebrando la solennità di San Felice, che ci riporta con il cuore alle origini della diffusione del Vangelo, a quella prima comunità di discepoli del Signore che ha dovuto impiantare la chiesa in un tessuto culturale e umano diametralmente opposto alla logica e allo stile di Cristo?».
Il vescovo di Nola: «In tempo di confisione riconosciamo il potenziale di umanità e di solidarietà dei giovani. Ascoltiamoli, affianchiamoli in questi desideri sani e in questi buoni propositi»
Per continuare il cammino il vescovo Marino dona un'esortazione richiamanto la Lettera ai Romani di san Paolo: "Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera" (Rm 12,12): «Non è solo questione di essere lieti nello sperare in un mondo migliore, piuttosto è la determinazione a radicarsi nella luce della Risurrezione che permette di trovare anche nelle prove la vera gioia, così tanto desiderata al nostro tempo. In altri termini, potremmo dire che la Speranza, come virtù da ricercare e raggiungere, è l'autentica dimensione per riaccendere in noi e in tanti il senso del vivere. È l'impegno a ordinare la vita nel Signore. Non a caso, l'espressione del Te Deum che loda Cristo nostra speranza ci fa riconoscere che solo in Lui non saremo confusi in eterno. Sapete che mi colpisce molto questo passaggio conclusivo dell'Inno, perché ci permette di comprendere che l'opposto della speranza non è la “disperazione”, come si potrebbe immaginare, ma la “confusione”. Ci preoccupa questa confusione ed è il vero dramma, specie nei giovani che, come abbiamo visto negli ultimi mesi, anche nella nostra diocesi, spesso ne cadono vittime e arrivano a gesti estremi come il suicidio, la violenza, il bullismo, la perdita di senso. Tuttavia, non bisogna neanche lasciarsi confondere da queste drammatiche derive: è urgente guardare distintamente i giovani e riconoscere in loro soprattutto un potenziale di umanità e di solidarietà non indifferenti. Pensiamo, ad esempio, a tanti di loro che non si risparmiano nell'impegno concreto nelle scuole e nelle università per promuovere la pace in Terra santa e contro ogni focolaio di guerra. Ascoltiamoli, affianchiamoli in questi desideri sani e in questi buoni propositi. Da qui si può ripartire. Potremmo dire che per riaccendere la speranza nella chiesa e nel mondo dobbiamo aiutarci tutti a uscire da una certa confusione esistenziale e pastorale nella quale avvertiamo in non pochi casi di essere precipitati. È solo ritornando a Cristo Vivente, nostra integrale speranza e nostro vero tesoro di umanesimo, che si supera la confusione di visioni distorte, parziali o ideologiche della storia».
Elezioni regionali. Monsignor Marino: «Non deleghiamo la nostra partecipazione attiva»
Ricordando poi che lo stile sinodale chiede il coraggio di non rimanere chiusi “nel modo in cui si è sempre fatto”, ma di uscire, accompagnare, prendersi cura, il vescovo Marino sottolinea che «una Chiesa sinodale cammina insieme, ascolta, partecipa e annuncia. È in questa certezza che, alla vigilia delle elezioni regionali, alla luce dei principi della Dottrina Sociale della Chiesa e dell'ultima nota della Conferenza Episcopale Campana, intendo anch'io incoraggiare tutti all'impegno a servizio del bene comune nei nostri territori. L'attenzione alle diverse forme di povertà antiche e nuove, alle nuove generazioni, all'ecologia integrale, devono vedere le comunità cristiane impegnate, nel rispetto della diversità dei ruoli e dei compiti, ma nell'unico cammino teso a custodire la casa comune. Se lodevole è il desiderio di chi decide di mettersi a servizio della politica candidandosi, doveroso deve essere l'impegno di tutti a non astenersi dalla responsabilità a garantire la vita e il buon esercizio della democrazia. La nostra, purtroppo, è una regione che, al netto delle bellezze e delle potenzialità, troppo spesso cede alle lusinghe di una mentalità clientelare e del tornaconto egoistico: non deleghiamo la nostra partecipazione attiva nei modi, nei tempi e nelle funzioni che ci insegna la nostra Costituzione italiana. E non dimentichiamo che la riscoperta degli organi di partecipazione e la nuova formazione dei Consigli pastorali parrocchiali, come frutto del Cammino sinodale, è proprio il segno di un desiderio profondo della nostra gente di riscoprire la partecipazione collegiale come presupposto ecclesiale della missione e del vivere civile. Non possiamo non tenerne conto; non possiamo deludere le aspettative delle nostre comunità e del loro compito educativo nella vita sociale e politica».
L'invito alla preghiera sull'esempio di san Bartolo Longo, apostolo del Rosario
Il vescovo di Nola conclude il suo messaggio invitando alla perseveranza nella preghiera: «Siamo grati a papa Leone anche per la recente canonizzazione del nostro conterraneo san Bartolo Longo: la sua testimonianza laicale e la sua figura di santità missionaria ci sono tanto care. Egli è ricordato come l'apostolo del Rosario, proprio perché ci ha mostrato che la perseveranza nella preghiera ottiene quella forza necessaria per vivere la missione che il Signore ci affida. Non trascuriamo che le famiglie e le nostre parrocchie sono e debbono essere sempre più case e palestre di preghiera. In un mondo che non sa fermarsi nel silenzio e che vede tutto nei termini del dare e avere, la preghiera restituisce al tempo la bellezza dell'attesa e la fiducia nel dono. Nel Cammino sinodale abbiamo riscoperto l'urgenza di riscoprire la preghiera come tempo e luogo di relazioni, con Dio, con quanti vivono situazioni di fragilità, con noi stessi, con quanti abitano le nostre stesse difficoltà. La preghiera liturgica è per eccellenza il luogo della partecipazione e della missione perché apre lo sguardo oltre l'immediato ed educa ad una visione evangelica della storia. Lo abbiamo riscoperto nella fase narrativa quando, come i discepoli di Emmaus, abbiamo compreso che il gesto dello spezzare il pane ci restituisce un nuovo cammino e una nuova gioia che fa ardere profondamente il cuore. Continuiamo su questa strada con speranza, non lasciamoci indebolire dalle tribolazioni, intensifichiamo la preghiera. Affidiamoci, dunque, all'intercessione di san Felice, san Paolino e san Batolo Longo e chiediamo a loro di essere discepoli lieti, forti e perseveranti perché la nostra chiesa diocesana continui quella bella storia che dalla comunità del primo Santo vescovo ha avuto origine!».
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