Giubileo a Nola: “Ultreia et suseia, peregrino!”, l'invito da custodire

Domani 28 dicembre, alle 18:30, presso la Cattedrale di Nola, il vescovo Francesco Marino presiederà la Celebrazione eucaristica di chiusura dell'Anno Santo. Tanti i messaggi che il vescovo nolano ha rivolto alla Chiesa che guida dal 2017 invitando al coraggio nell'annuncio ma anche all'impegno per il bene comune, scegliendo, ancora, sull'esempio dei suoi santi vescovi, di stare dalla parte di giovani e poveri

Sta per chiudersi l'Anno Santo. Un anno dedicato alla speranza: "Pellegrini di speranza" è infatti il tema scelto da papa Francesco per questo Giubileo la cui conclusione sarà celebrata, il prossimo 6 gennaio, da papa Leone XIV. Un anno segnato da due Papi, un segno, questo, che nella continuità apostolica, Criso non abbandona la sua Chiesa, ma la accompagna quotidianamnete attraverso la conferma nella fede operata dal suo vicario. 

La prima porta santa romana ad essere chiusa è stata quellla della Basilica di Santa Maria Maggiore, lo 25 dicembre. Oggi è il turno della Basilica di San Giovanni in Laterano. Domani, 28 dicembre, sarà chiusa la porta della Basilica di San Paolo fuori le Mura. Nella stessa giornata, nelle chiese diocesane del mondo si celebrerà localmente la chiusura dell'Anno Giubilare. A Nola, l'appuntamento è presso la Cattedrale, alle 18:30, per la Santa Messa con il vescovo Francesco Marino. 

Un Anno per scoprire la speranza come virtù teologale

Il peso della povertà nei nostri territori, denunciato dal rapporto Caritas Campania 2025, ha aperto il mese di dicembre che segnerà la conclusione dell'Anno Giubilare. Dati scoraggianti che confermano quanto emerso nel rapporto 2024. Ma dati che invitano a fare appello proprio alla speranza cristiana per trovare risposte. Lo scriveva a dicembre 2024, sulle pagine del giornale diocesano inDialogo il vescovo Francesco Marino: «La speranza è anzitutto una virtù teologale: è dono di Dio che prende forma nelle nostre scelte e nei nostri cammini. Per questo motivo come Chiesa abbiamo il dovere di testimoniarne la possibilità, ripensandoci e aggiornandoci continuamente, mostrando così la bellezza di una nuova fioritura, frutto della Pentecoste». E attraverso questo dono che si può affrontare la sfida delle povertà di ieri e di oggi  vivendo la connotazione teologica della scelta preferenziale dei poveri: «Il Natale ci educa a fare famiglia con tutti - ha scritto monsignor Marino nel messaggio di Natale 2025 -, con i poveri anzitutto e con quanti sono invisibili agli occhi dei poteri forti del nostro tempo. L’impegno per la povertà e la sua relativa scelta preferenziale per noi non ha una connotazione sociologica, ma teologica perché Dio ha scelto di rivelare se stesso nella povertà di un popolo e di una famiglia. In questa logica, come vescovi italiani nell’ultima assemblea di novembre ad Assisi, abbiamo voluto donare a tutte le comunità una nota pastorale per incoraggiare e formare le coscienze nell’impegno ad educare a una pace disarmata e disarmante; vi invito caldamente a leggerla e a renderla oggetto di approfondito studio, è il primo segno concreto di attuazione del Cammino sinodale delle chiese che sono in Italia».

Un popolo di pellegrini di speranza alla Scuola dello Spirito per essere, con coraggio, missionari e corresponsabili

L'invito al coraggio ha caratterizzato gli inviti di monsignor Marino alla Chiesa che guida dal 2017. Un coraggio non da "battitori liberi" ma generato dalla comunione di Cristo. «Coraggio pellegrini di speranza. Andiamo più avanti e più in alto», scriveva nella lettera pastorale del 2024, ispirata, scriveva il vescovo di Nola, all’«antichissimo saluto che chi ha fatto il cammino di Santiago de Compostela conosce bene. Incontrandosi due pellegrini sulla stessa strada, mentre uno auguraultreia, peregrino! (vai oltre, pellegrino) - l’altro risponde - suseia, peregrino! (vai più in alto, pellegrino). È un incoraggiarsi a vicenda, ravvivando la reciproca speranza di giungere ad una méta che non è solo un luogo geografico, ma un nuovo modo di essere e di vivere. […] Come non vedere in questo dialogo che affonda le sue radici nella tradizionale consuetudine medievale, ciò che ci è chiesto in questo frangente della nostra vita diocesana? Siamo chiamati ad andare oltre le vecchie prassi schematizzate; siamo chiamati ad andare più in alto, elevandoci in quella vita spirituale che ci apre a nuovi e inesplorati orizzonti». Una Chiesa tuttamissionaria, una Chiesa che si raduna nellacorresponsabilità, una Chiesa in formazionealla scuola dello Spirito, una Chiesapellegrinadi speranza alle porte del Giubileo è quella delineata dal vescovo Marino. 

Un popolo, scriveva il vescovo di Nola, nella lettera rivolta alla diocesi alla vigilia del Pellegrinaggio diocesano del 4 aprile 2025, "sacerdotale", consapevole del bisogno della misericordia di Dio; "profetico" che cammina sulle strade tracciate dal Sinodo«Tutti i fedeli, uniti in comunione dallo stesso Spirito Santo, danno attivamente testimonianza di Cristo nei loro rispettivi modi; nessuno è passivo. È il riferimento al sensus fidei dei fedeli, una risorsa vitale per la vita e la missione della Chiesa», ricordava il vescovo Marino ricordando la Seconda Assemblea sinodale a Roma dal 31 marzo al 3 aprile e ringraziano «voi tutti presbiteri, diaconi e fedeli laici per il vostro coinvolgimento attivo e fruttuoso nei percorsi parrocchiali e diocesani che ci stanno conducendo verso la costituzione dei nuovi consigli pastorali parrocchiali. In questi mesi abbiamo riscoperto questo prezioso organismo di partecipazione, da intendere come quella “piattaforma” che, congiungendo parrocchia e territorio, permette ai presbiteri e ai laici, sacramentalmente uniti nel Battesimo, di esercitare la dimensione profetico-missionaria della Chiesa»; un popolo "regale" che riscopre la propria appartenenza ecclesiale«Tutti, dunque, vescovi, presbiteri, diaconi e fedeli laici, come parte dell’unico popolo di Dio, siamo sacerdoti nel senso che in quel regnare/servire presentiamo nella preghiera al Signore l’offerta spirituale della nostra vita e nella carità doniamo a fratelli lo stesso amore oblativo di Cristo. Questa in tutte le sue forme, liturgiche, catechetiche e assistenziali è l’unica missione della Chiesa. Tutto questo è mirabilmente significato nella Messa crismale del Giovedì santo mattina», spiegava il vescovo Francesco Marino.

Il Pellegrinaggio giubilare della Chiesa di Nola a Roma lo scorso 4 aprile

Pellegrini di speranza con la nuova consapevolezza del tempo donata dal Cammino sinodale.

Più volte, il vescovo Francesco Marino ha ricordato l'intreccio fondamentale tra Giubileo e Cammino sinodale italiano. Un'esperienza che ancora chiede coraggio e discernimento. «Quanto mai attuale si è rivelata in questi giorni l'intuizione magisteriale dipapa Francescoche, nellaEvangelii Gaudium, affermava:“Il tempo è superiore allo spazio”(cfr. EG 222-225) - ricordava il vescovo di Nola nel messaggio per la Solennità di san Felice Vescovo dello scorso 15 novembre -Con questo principio egli auspicava l'importanza di mettere in moto dei processi che richiedono tempo per svilupparsi, senza pretendere quindi di avere subito e/o di possedere o tenere in mano il risultato che ci si prefigge. Infatti, il tempo parla di un orizzonte aperto verso il futuro, mentre lo spazio richiama un limite che chiude e conclude», spiega il vescovo di Nola, domandandosi e domandando: «Nella prospettiva di attenzione al “tempo” è urgente chiedersi:cosa ci lascia profondamente il cammino del sinodo?Cosa appartiene ormai irreversibilmente alla nostra chiesa? Cosa travalica, addirittura, gli stessi attori sinodali, quasi espropriandoli del possesso stesso del “nostro sinodo” e rendendolo patrimonio da trasmettere in eredità alle future generazioni?Ancora una volta voglio ribadire – come ho già detto nelleLettere pastorali che vi ho indirizzato in questi anni– che potremo rispondere a queste domande solo se comprenderemo che il Cammino sinodale della Chiesa italiana è stato un avvenimento dello Spirito Santo che, più che delle conclusioni, ci ha lasciato delle aperture; più che dei principi fissisti o delle nuove norme ha donato alla nostra Chiesa una maggiore applicazione del Vaticano II.Ereditiamo, dunque, come già avvenne nel nostro sinodo diocesano un metodo: ascoltare-discernere-interpretare; un criterio: coniugare Vangelo ed esperienza umana; uno stile: la condivisione e la testimonianza sull'esempio del Signore Gesù.E stiamo camminando come Chiesa locale su quest'itinerario. Penso alla costituzione dei Consigli pastorali parrocchiali, proprio come ad uno strumento che ci mantiene in quella sinodalità permanente che abbiamo riscoperto e che nel tempo offre la possibilità di meglio capire “i segni dei tempi” e agire nello Spirito Santo. Si tratta ora di renderli veramente attivi e operativi in tutte le parrocchie. Come non avvertire questa rinnovata consapevolezza del “tempo superiore allo spazio” proprio celebrando la solennità di San Felice, che ci riporta con il cuore alle origini della diffusione del Vangelo, a quella prima comunità di discepoli del Signore che ha dovuto impiantare la chiesa in un tessuto culturale e umano diametralmente opposto alla logica e allo stile di Cristo?».

La speranza necessita dell'ascolto dei giovani 

Non nega, il vescovo di Nola, che quello attuale sia un tempo confuso: « Non a caso, l'espressione delTe Deumche loda Cristo nostra speranza ci fa riconoscere che solo in Lui non saremo confusi in eterno - scriveva ancora nel messaggio per la Solennità di san Felice -. Sapete che mi colpisce molto questo passaggio conclusivo dell'Inno, perché ci permette di comprendere chel'opposto della speranza non è la “disperazione”, come si potrebbe immaginare, ma la “confusione”.Ci preoccupa questa confusione ed è il vero dramma, specie nei giovaniche, come abbiamo visto negli ultimi mesi, anche nella nostra diocesi, spesso ne cadono vittime e arrivano a gesti estremi come il suicidio, la violenza, il bullismo, la perdita di senso. Tuttavia, non bisogna neanche lasciarsi confondere da queste drammatiche derive: è urgenteguardare distintamente i giovani e riconoscere in loro soprattutto un potenziale di umanità e di solidarietà non indifferenti. Pensiamo, ad esempio, a tanti di loro che non si risparmiano nell'impegno concreto nelle scuole e nelle università per promuovere la pace in Terra santa e contro ogni focolaio di guerra.Ascoltiamoli, affianchiamoli in questi desideri sani e in questi buoni propositi.Da qui si può ripartire. Potremmo dire che per riaccendere la speranza nella chiesa e nel mondo dobbiamo aiutarci tutti a uscire da una certa confusione esistenziale e pastorale nella quale avvertiamo in non pochi casi di essere precipitati. È solo ritornando a Cristo Vivente, nostra integrale speranza e nostro vero tesoro di umanesimo, che si supera la confusione di visioni distorte, parziali o ideologiche della storia».

Cittadini impegnati perchè la dignità della persona sia sempre priorità. Alle parrocchie: «Siate sentinelle e luoghi di incontro»

Ricordando poi che lo stile sinodale chiede il coraggio di non rimanere chiusi “nel modo in cui si è sempre fatto”, ma di uscire, accompagnare, prendersi cura, il vescovo Marino sottolinea che «una Chiesa sinodale cammina insieme, ascolta, partecipa e annuncia, il vescovo di Nola ha più volte chiesto l'attenzione per il bene comune. Lo ha chiesto ai fedeli, in quanto singoli cittadini, ma soprattutto ai politici. L'ultimo appello è quello fatto con il Messaggio di Natale, sottolineando la sua preoccupazione per le difficoltà quotidiane di tanti, di tante famiglie: «Lo dico con delicatezza e fermezza al termine di un anno complesso nel panorama politico dei nostri territori. Non è certamente mio compito fare analisi o previsioni politiche, ma è un dato preoccupante che troppo spesso le maggioranze amministrative, compaginatesi nelle urne elettorali, svaniscano già nei primi mesi di governo delle città. Quest’anno tanti, troppi sindaci in Italia, anche nella nostra diocesi, si sono dimessi dal loro servizio per mancanza di appoggio interno o per infiltrazioni malavitose. Come si può costruire la pace se manca il dialogo e la capacità di mediare nel piccolo della gestione delle nostre realtà in nome del bene comune? La pace si costruisce attraverso la bellezza di incontri; nel lavoro “artigianale” del fare rete, come affermava Papa Francesco. Faccio appello, pertanto, agli uomini e alle donne della politica: sappiate che la disponibilità a lavorare per il bene comune, non solo rende più vivibili le nostre città, ma educa i più giovani ad una mentalità di pace. Disarmate gli interessi di parte, le logiche meschine di tornaconto, i privilegi di partito e le piccinerie di una campagna elettorale permanente. Aiutateci a costruire la civiltà dell’amore, che Dio incarnandosi ha voluto ridonarci e renderci possibile nella misura in cui ci riferiamo ai suoi insegnamenti! Da voi, come comunità cristiana, non ci aspettiamo semplicemente l’allestimento dell’albero di Natale e il presepe in piazza, ma la garanzia del lavorare generosamente per la promozione umana e la diffusione dei valori cristiani fondamentali. Siamo sempre disponibili a creare occasioni d’incontro, nella diversità e nel rispetto dei ruoli, con l’intento sinergico di organizzare la speranza della nostra gente».

Nello stesso messaggio, richiamando la centralità dei Consigli pastorali, il cui nuovo statuto è tra i primi frutti in diocesi del Cammino sinodale, il vescovo di Nola si è rivolto alle 115 comunità parrocchiali: «Sappiate monitorare, anche attraverso i consigli pastorali, il polso dei nostri contesti cittadini; create occasioni in cui ci si possa incontrare a livello intergenerazionale, affinché "i sogni degli anziani diventino visioni per i giovani”, come ci ricorda il profeta Gioele».

Il Pellegrinaggio giubilare della Chiesa di Nola a Roma lo scorso 4 aprile







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