La Scuola sociopolitica e imprenditoriale della diocesi di Nola, in collaborazione con l'ufficio di pastorale sociale e lavoro, il Movimento lavoratori di Azione cattolica (Mlac) e il Progetto Policoro diocesani, in occasione della Festa di San Giuseppe lavoratore, promuove una veglia di preghiera insieme al vescovo Francesco Marino.
Veglia di preghiera a Tufino con il vescovo Marino
L'appuntamento è per domani 30 aprile, alle 17, presso la sede di Tufino dell'azienda manifatturiera Santorelli. Sarà un momento di preghiera e di riflessione in occasione di una giornata che è un simbolo di speranza e resilienza per tutti coloro che affrontano sfide nel mondo del lavoro. «Questo appuntamento mira a ispirare e sostenere i partecipanti nel loro cammino di fede e impegno quotidiano accompagnati a vivere e a testimoniare il Vangelo anche nei luoghi di lavoro», ha spiegato la segretaria del Mlac diocesano, Giuseppina Orefice.
"Lavoro: un'alleanza sociale generatrice di speranza"
La Conferenza episcopale italiana ha pubblicato il messaggio dei vescovi per la festa dei lavoratori dal titolo “Il lavoro, un’alleanza sociale generatrice di speranza”.
«La Festa dei Lavoratori, in questo Anno giubilare, vuole offrire orizzonti di speranza agli uomini e alle donne del nostro tempo, consapevoli "che il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell’uomo" (Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 3). La tutela, la difesa e l’impegno per la creazione di un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, costituisce uno dei segni tangibili di speranza per i nostri fratelli, come Papa Francesco ci ha indicato nella Bolla di indizione dell’Anno giubilare (cf. Francesco, Spes non confundit, 12)», scrivono i vescovi italiani.
«Come Chiesa abbiamo sentito, in questi anni, la responsabilità di impegnarci su questo fronte, non solo assicurando vicinanza e conforto a chi è in difficoltà, ma contribuendo a creare «un’alleanza sociale per la speranza che sia inclusiva e non ideologica» (Spes non confundit, 9). Lo abbiamo fatto anche con visioni che donano prospettive di speranza, come quelle dell’economia civile, e investendo in interventi generativi, volti alla creazione di una cultura del lavoro e di opportunità, come il Progetto Policoro, con il quale da trent’anni la Chiesa in Italia investe su giovani animatori di comunità formati per impegnarsi nelle loro diocesi. Negli ultimi anni essi hanno operato nel solco dell’ecologia integrale, che guarda alla sostenibilità e all’interdipendenza tra dimensione sociale ed ecosistema. Dal Progetto Policoro sono nati frutti significativi e imprese capaci di stare sul mercato e di promuovere lavoro degno anche nelle aree del Paese più disagiate», hanno aggiunto sottolineando che «appare opportuno un appello alla responsabilità di tutti noi. L’economia e le leggi di mercato non devono passare sopra le nostre teste lasciandoci impotenti. Il mercato siamo noi: sia quando siamo imprenditori e lavoratori, sia quando promuoviamo e viviamo un consumo critico. La responsabilità sociale d’impresa è oggi un filone sempre più consolidato grazie anche agli interventi regolamentari che impongono alle aziende un bilancio sociale e prendono le distanze da comportamenti furbeschi volti solo alla speculazione. I credenti e tutti i cittadini di buona volontà sono chiamati in questo contesto propizio a stimolare le aziende a gareggiare tra loro anche sulla dignità del lavoro e a usare l’informazione sui loro comportamenti come criterio per le scelte di consumo e di risparmio. La «mano invisibile» del mercato non è sufficiente a risolvere i gravi problemi oggi sul tappeto. È la nostra mano visibile che deve completare l’opera di con-creazione di una società equa e solidale e continuare a seminare speranza. Infatti, "i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza" (Spes non confundit, 7)».