Nella fraternità la vacanza come tempo di pienezza

I territori delle arcidiocesi di Pesaro e Urbino hanno accolto il viaggio della Comunità vocazionale di Nola con il vescovo Francesco Marino

La Comunità vocazionale di Nola ha trascorso una settimana con il vescovo Francesco Marino e il rettore del Seminario vescovile, monsignor Francesco Iannone, visitando alcuni luoghi iconici delle Marche, nei territori delle arcidiocesi di Pesaro e Urbino, dal 19 al 24 luglio.

Lungo la via della bellezza per lodare Dio

Giornate che sono servite a ritemprare mente e spirito: «Durante l'anno, facciamo del nostro tempo lo strumento per affermare la nostra soggettività in vista della produzione, dell’efficienza. Le nostre energie sono spese per ottenere un risultato, mentre il nostro spirito a a poco a poco avverte il peso della fatica. Fare vacanza significa dare spazio a ciò che abbiamo sottratto al nostro tempo, una pausa per recuperare le energie e dare voce alla nostra interiorità e rinsaldare relazioni. In questi giorni con il nostro vescovo Francesco, abbiamo attraversato strade e sostato in luoghi dove il senso di meraviglia, tanto caro alla filosofia, ci ha accompagnato nel riscoprire l'importanza della filocalia racchiusa nei tesori di questa regione. Come un mosaico, tassello per tassello, abbiamo ridefinito i contorni della nostra vita di fede, con la certezza che il disegno è tutto nelle mani di Colui che ci ama e ci conduce verso una vita piena», ha sottolineato il seminarista Emanuele Albi.

In luoghi dello spirito per ripensare all’anno trascorso

Loreto, Ravenna, Urbino, alcuni dei posti che hanno accolto il gruppo di viaggiatore nolani: «Filo conduttore di questi giorni è stato il tema della casa. Siamo stati alla Santa Casa di Loreto: la casa del . In quel momento abbiamo pensato a tutte quelle volte in cui abbiamo risposto anche alla voce di Dio che si è fatta spazio nelle nostre mura, nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie e nelle nostre fragilità. A Ravenna, invece, gli occhi si sono alzati per contemplare gli ori scintillanti dei mosaici che impreziosiscono gli edifici sacri dando voce alla gloria del mistero divino.  L’ultima giornata ci ha portati a Urbino, dove tra una visita e l’altra, al palazzo dei Montefeltro e gli oratori di San Giuseppe e San Giovanni, siamo stati rapiti dal canto delle monache agostiniane del monastero di Santa Caterina di Alessandria, e con loro abbiamo pregato la liturgia delle ore e celebrato la messa con il vescovo Sandro. “Stare in vacanza, non è non far nulla, ma fare altro”, ha detto il Santo Padre Leone; per noi, dunque, significa stare insieme e condividere quanto accaduto durante questo anno formativo nei diversi luoghi di formazione», ha aggiunto il seminarista Fiore Moccia.

Vacanza, un tempo da vivere per la cura

Quella vissuta è stata un’esperienza di fraternità: «L'etimo vacantia potrebbe farci pensare a questo momento dell'anno come a un periodo ritagliato a bella posta per poltrire, ma sappiamo che non c'è modo peggiore di questo per rendere davvero vacante il tempo. “Inquieto è il nostro cuore, finché non riposa in te” scriveva Sant'Agostino nelle sue Confessioni; l'inquietudine del nostro andirivieni quotidiani, spaziali e non, può metterci in crisi, farci perdere il contatto con la nostra umanità, rivelando il demone contemporaneo dell'efficienza a tutti i costi. Eppure, il Signore, nel terzo comandamento, sottolinea il riposo come atto sacro, come tempo per la ri-creazione, il kairos per vivere con più cura la nostra speciale condizione di figli e di fratelli. Ad ogni cosa Dio ha dato il suo tempo (Qo 3), e noi abbiamo provato a cogliere questo momento opportuno per vivere insieme attimi di condivisione, di preghiera, di gioia, di spensieratezza, di edificante riposo. È veramente giusto ringraziare il nostro vescovo monsignor Marino, per la sua paterna presenza tra noi e il nostro rettore, monsignor Iannone, per aver organizzato questo tempo di pausa».





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