Perché il nostro cuore non cada nell'oblio

Alcuni passaggi dell'omelia del vescovo Francesco durante la Celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri

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Questa sera, presso la Basilica Cattedrale di Nola, il vescovo Francesco ha presieduto la Celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri, giorno che segna l'inizio della Quaresima. 

«La parola di Dio ci offre molteplici spunti di riflessione per avviare bene il nostro cammino penitenziale verso la Pasqua, - ha detto il vescovo durante l'omelia - per vivere in profondità il nostro essere figli di Dio, per vivere in profondità il nostro battesimo. Con la penitenza rivolgiamo di nuovo il nostro sguardo verso Dio perché di lui abbiamo bisogno: riceveremo il segno delle ceneri che liturgicamente indica due esortazioni.
La prima antica, che rimanda alla nostra origine, che è da Dio ,il quale formò l'uomo, cioè l'umanità, dalla terra; rimanda alla limitatezza dell'umanità. Ma l'uomo non è solo questo, perché Dio gli donò il suo soffio vitale, facendolo partecipe di sé. Ed ecco la seconda esortazione: oggi ricordiamo la nostra povertà esistenziale ma anche che siamo partecipi dello Spirito di Dio. La nostra identità è proprio questo essere di Dio anche se viviamo nel continuo rischio di dimenticarlo, perdendoci. Non siamo solo polvere, ma siamo di Dio e chiamati a vivere in lui. Lui che è amante della vita, di tutti gli uomini: non ci ha creato per la morte ma per vita, con lui, in comunione con lui.
Sia un cammino di conversione fatto di atti, preghiera e elemosina, a testimoniare proprio la comunione con Dio, alla quale siamo chiamati nella costruzione di un bene che sia di tutti. Ma dov'è Dio? Il Vangelo ce lo ricorda, Dio è nell'intimità del cuore dell'uomo, lì dove noi rispondiamo, nell'ascolto della coscienza, al suo amore. Dio parla nel segreto del cuore, e noi vogliamo pregare che non cada nell'oblio questo cuore, perché la coscienza umana torni a Dio, per il bene di tutti, per la pace di tutti. È un cammino di conversione che non vuol dire fare penitenze ma credere, volgere a Dio lo sguardo, credere che Dio è padre e si è fatto prossimo, credere al suo amore. Paolo dice: colui che non conosceva peccato, Dio lo trattò da peccato perché noi avessimo la giustizia. In Cristo Dio ha dato tutto, ha posto tutto se stesso, perché noi potessimo essere riportati al bene di noi stessi, fossimo santificati. La nostra penitenza sia proprio ricordo di questo immenso amore di Dio».


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